TORINO, CITTA’ DALLA PARTE DELLA LEGALITA’

Negli ultimi anni si registra un aumento del senso di insicurezza provato dai cittadini che abitano lo spazio urbano delle grandi città. Il fenomeno investe anche Torino e non può lasciare indifferente chi si candida a governare la città per i prossimi anni, dal momento che il benessere dei suoi abitanti si misura anche sulla base delle loro percezioni e delle loro aspettative.

A fronte di spettacolari azioni energiche, compiute una tantum e senza sistematicità, o di inaccettabili inviti alla creazione di un servizio d’ordine privato, degno di un set da far west, ma del tutto estraneo alla tradizione della nostra città, le politiche da mettere in campo sono tutt’altre e di natura completamente diversa.

Non ci sono ricette istituzionali per accrescere il senso di sicurezza dei cittadini: sicuramente esistono però delle azioni che devono essere attivate e dei cambiamenti che devono essere promossi. A cominciare dal linguaggio usato.

Si dice sicurezza ma si deve scrivere legalità e cura!

Chi parla di sicurezza come obiettivo dell’amministrazione pubblica si pone, infatti, in un’ottica di difesa, di arretramento, potremmo dire. Chi, invece, si spende per la legalità e la cura intesa come presa in carico del territorio ragiona di azioni non solo con il fine di difendersi, ma anche e soprattutto di liberarsi dal pericolo agendo sulle cause.

Non è un caso che la percezione dell’insicurezza sia andata crescendo proprio negli ultimi anni; e ancor meno è un caso che quell’insicurezza sia cresciuta in alcune zone della città più che in altre. Nel tempo, infatti, è andato amplificandosi il disagio di alcune fasce sociali e il degrado di alcuni quartieri: e dove c’è emarginazione, abbandono, povertà non può che aumentare il bisogno e la fragilità degli essere umani e delle loro relazioni. 

In questo contesto, se la presenza delle istituzioni viene a mancare o non ha la forza di farsi sentire è la logica dell’illegalità a farsi spazio, producendo nuove vittime e alimentando il potere di nuovi faccendieri, che tessono le loro trame muovendosi in quegli spazi d’ombra che l’assenza della pubblica amministrazione ha reso possibili.

Il Sindaco della Città di Torino, forte della sua autorevolezza e di una solida visione d’insieme, deve saper guardare a quel disagio e deve essere in grado di contrastarlo, lavorando almeno su due fronti: prima di tutto agendo sul territorio, favorendo l’emergere di un tessuto sociale in grado di prendersi cura dei luoghi e delle persone che li abitano, attraverso occasioni di sussidiarietà orizzontale; in secondo luogo contrastando il consolidarsi di situazioni di opacità istituzionale che contribuiscono con il tempo alla progressiva perdita di fiducia dei cittadini rispetto al potere pubblico.

Siamo fermamente convinti che l’insicurezza si cura prima di tutto con la cura. 

Cura della vita delle persone che si declina in prossimità.

Prossimità della citta rispetto ai sui cittadini, dal momento che per un Sindaco non può esistere il concetto di periferia e di emarginazione: per un Sindaco tutta la città, ogni territorio deve essere equidistante, anzi equiVICINO!!

Prossimità dei cittadini tra di loro, puntando su azioni sinergiche di valorizzazione e supporto, fondate sul coordinamento delle realtà associative e dei circoli che già operano da tempo sul territorio, ma anche sulla promozione di nuove iniziative sociali con il fine di abitare il territorio, tenendo sempre presente che per ricucire il tessuto sociale è al contempo necessario ricucire il tessuto urbano.

La cura della vita delle persone, allora, deve passare anche attraverso la cura dei luoghi. I siti abbandonati sono fratture della mappa urbana, che rappresentano ferite aperte della nostra società: bisogna fare i conti con queste lacerazioni urbane e umane. Bisogna fare i conti con l’esistente

È possibile farlo a partire dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare dismesso e da una semplificazione delle procedure di recupero e variazione della destinazione d’uso degli edifici; a partire da politiche di incentivazioneche possano mettere in circolo l’impegno pubblico e l’azione dei privati. Trasformare i segni dell’abbandono in presenza. Le occasioni perdute in ricchezza per la collettività

Bonificando il territorio si rivitalizza la società.

D’altra parte, declinare la sicurezza in termini di legalità significa, anche, impegnare l’Amministrazione comunale rispetto a una condotta trasparente e vincolata a processi decisionali partecipati e accessibili, con il fine di contrastare possibili infiltrazioni malavitose, ipotesi di corruzione, ma anche il sorgere di possibili dubbi di connivenza o zone di ambiguità tra pubblici poteri e criminalità, in grado di ridurre la fiducia dei cittadini o screditare le istituzioni.

In questo senso l’impegno che vogliamo assumere non è solo quello di fare in modo che i cittadini “ci vedano chiaro”. Il nostro impegno è quello di fare del Sindaco un garante di quell’immagine di correttezza che la città vuole dare di sé.

La sfida è alta perché i dati ci raccontano di una città sempre più permeabile alle dinamiche della criminalità organizzata: non si può far finta di non vedere che proprio l’avvio di grandi opere di ripensamento della città come la rete dei trasporti o la costruzione della Città della Salute possono trasformarsi in appetibili occasioni per far crescere la presenza delle associazioni di stampo mafioso sul nostro territorio. La consapevolezza del rischio è il primo passo per agire in nome della legalità. La predisposizione di utili strumenti di prevenzione e controllo dell’operato dell’amministrazione rappresenta la seconda tappa di un percorso a tappe obbligate, di cui l’ultima non può che essere rappresentata, per l’appunto, dall’impegno, anche morale, del Sindaco a farsi garante.

D’altra parte si tratta di una sfida cui non è possibile sottrarsi. Solo accogliendola sarà possibile far sentire ai cittadini la vicinanza dell’Amministrazione e il suo impegno a camminare a fianco dei più fragili e delle vittime. Tacere sulle situazioni esistenti, parlare di sicurezza solo in termini di uso della forza in corrispondenza di episodi che richiamano l’attenzione dei media dimenticando o peggio fomentando l’odio e la paura, serve solo a acuire il disagio di chi quella insicurezza la vive quotidianamente sulla propria pelle.

Serve consapevolezza, serve cura, serve riprendere le maglie lacerate del tessuto sociale per rinforzarle.

Serve il dialogo con le formazioni sociali che da anni si occupano del problema e l’ascolto delle persone che sono rimaste invischiate nel sistema criminale, che ha offerto loro una illusoria via d’uscita alla disperazione.

Se ora è tempo di occuparci in primo luogo della salute degli abitanti di questa città, non bisogna dimenticare che la pandemia sta determinando un dissesto del nostro sistema economico che non ha precedenti dal secondo dopoguerra e di cui i pubblici poteri devono farsi carico. I danni di quel dissesto saranno visibili sempre più nei prossimi anni, ma già oggi comportano gravi conseguenze nella stabilità finanziaria di aziende, commercianti, professionisti, famiglie…speculatori e usurai attendono come avvoltoi di avventarsi sulla disperazione altrui.

L’Amministrazione che nei prossimi anni governerà la città non può permettere ciò avvenga. Deve saper gettare reti di protezione, non deve lasciare spazio al dilagare di una criminalità parassitaria che si nutre delle difficoltà dei più svantaggiati e deve operare per restare a fianco di coloro che, già caduti nell’illegalità, decidono di denunciare il loro stato. Nessuno deve restare solo. Nessuno deve sentirsi solo.

Che il comune scelga da che parte stare! Questo vogliamo. E la parte per noi è una sola: quella della legalità. Lo dimostreremo con i fatti. Sin da subito, per esempio adoperandoci per dare una nuova vita ai beni presenti sul territorio comunale confiscati alla mafia. Un gesto concreto e simbolico allo stesso tempo. Un gesto che restituisce dignità ai luoghi e ricchezza ai suoi abitanti.

Per noi, esiste un solo modo per garantire sicurezza, ovvero con la legalità. Con i cittadini. Per i cittadini.

E questo modo si declina in azioni concrete e in cultura. Solo educando alla legalità, infatti, si costruisce legalità.

E dove meglio che a scuola è possibile attivare questa azione di educazione alla legalità?

Scegliamo la scuola quale luogo emblematico della sicurezza: in quanto luogo in cui i giovani sentono sulla loro pelle la cura che l’amministrazione comunale ha per loro, fornendo strutture scolastiche a norma, belle, adatte ad accogliere; ma anche in quanto luogo dove formarsi come cittadini, avendo l’opportunità di costruire un futuro, alla portata e realizzabile.

È nella scuola che muoveremo i primi passi per una Torino che sulla legalità costruisce la sua identità: con impegno, per garantire la messa a norma dell’edilizia scolastica e la sua manutenzione; con impegno, per promuovere l’avvio di progetti di educazione alla legalità in ogni ordine e grado di istruzione.

Noi abbiamo scelto da che parte stare. E tu?

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