Area METROPOLITANA
un ’ALLEANZA per lo SVILUPPO
La città di Torino si trova al centro di un sistema metropolitano che la lega indissolubilmente ad altri comuni in una conurbazione integrata e priva di fisiche separazioni.
È per questo che nei prossimi anni dovrà inevitabilmente essere dedicata una attenzione particolare alle politiche pubbliche da elaborare e realizzare in una dimensione sovracomunale.
La gestione di alcuni problemi complessi che riguardano lo sviluppo delle grandi aree urbane, infatti, non può più avvenire nell’assenza di un condiviso e costante coordinamento tra i comuni dell’area vasta.
Per dare senso e contenuto alla dimensione metropolitana (già costituzionalmente prevista, ma che stenta a trovare il proprio profilo istituzionale) la sfida per il futuro è costruire le condizioni per un sistema di politiche metropolitane condivise tra Torino e le altre amministrazioni che di quell’area fanno parte
E’ tempo di immaginare e praticare nuovi sistemi flessibili di Governo territoriale Condiviso.
È con questa convinzione che vogliamo lanciare la proposta di un vero e proprio patto tra i Sindaci, sulla scorta dell’esperienza già avviata dalle Amministrazioni della zona Ovest, attraverso l’istituzione di una conferenza permanente che diventi il luogo di discussione e di condivisione per le strategie e le azioni amministrative e di governo.
La cooperazione territoriale si gioca soprattutto sul piano delle politiche di programmazione urbanistica, di progettazione delle grandi infrastrutture, di pianificazione commerciale, di gestione dei grandi servizi a rete (trasporti e viabilità, acqua, ciclo combinato dei rifiuti, reti energetiche, ecc…).
Lo sforzo della nuova amministrazione dovrà perciò essere quello di promuovere una gestione cooperativa di tali tematiche, in grado di far corrispondere il più possibile il governo delle politiche pubbliche con la loro effettiva dimensione territoriale di ricaduta.
Si tratta di una sfida inevitabile che chi governa Torino deve non solo accogliere ma di cui deve anche farsi promotore, dal momento che gli indicatori economico-sociali di sviluppo ci segnalano che, oggi, sono soprattutto i sistemi territoriali integrati di media dimensione metropolitana a poter reggere la sfida dello sviluppo, rilanciando il loro futuro.
Ciò perché è il livello dell’area vasta a contenere ancora in sé elementi di qualità territoriale da valorizzare, grazie alla sua dimensione media che consente agili politiche per l’innovazione.
È dunque indispensabile la costruzione di una “alleanza per lo sviluppo” in grado di programmare e gestire in maniera coordinata politiche dotate di razionalità sovra-comunale, che coinvolgono un bacino di circa 2.000.000 di abitanti, abbandonando la logica frammentata e competitiva che ha spesso caratterizzato i rapporti tra Torino e gli altri comuni metropolitani.
L’area metropolitana torinese presenta tutte le condizioni e le qualità di base affinché si possa agire verso nuove prospettive di sviluppo, verso uno scenario che veda la valorizzazione di un sistema economico differenziato, sostenuto da un quadro ambientale di elevata qualità, in uno spazio di elevata accessibilità.
La predisposizione di sistema di governance integrato e flessibile su base volontaria, che strutturi le istanze metropolitane con un approccio integrativo e non esclusivo, è la chiave per un efficace intervento politico negli anni a venire.
L’ampiezza e la complessità delle questioni legate al territorio sono forse tra le cause più incidenti nel rallentare in modo esasperante ogni azione innovativa, impedendo a un generico e diffuso consenso di tradursi in accordi operativi e in coalizioni di interessi essenziali per mettere in circolo le idee e renderle concrete. Sono a tutti noti gli ostacoli che la cooperazione fra Comuni dell’area metropolitana incontra, fomentando dinamiche di antagonismo secondo le quali forme di accordi spontanei tra comuni minori di cintura finiscono con l’essere viste con preoccupazione in chiave antitorinese.
Gli ostacoli alla cooperazione e al coordinamento tra politiche territoriali possono senz’altro essere mitigati attraverso un modello istituzionale associativo, aperto, flessibile e basato sulla partecipazione volontaria, che si affianchi alla più rigida struttura istituzionale della città metropolitana, agevolandone l’azione.
Il modello dovrebbe essere immaginato non come federazione di comuni, bensì come associazione per l’area metropolitana torinese, in grado di occuparsi di volta in volta di diversi settori di intervento, con l’obiettivo di perseguire un disegno comune che riesca a delinearsi e a consolidarsi nel tempo.
Gli ostacoli che si frappongono alla cooperazione e a forme di reciproco coordinamento, infatti, possono essere superati (o per lo meno mitigati) attraverso un modello istituzionale associativo, aperto, flessibile e basato sulla partecipazione volontaria.
Non va dimenticato, del resto, che le iniziative di Piano Strategico non hanno affatto funzionato come strumento di allargamento del consenso e come promozione e sostegno alla cooperazione fra soggetti ed enti territoriali. Anzi, sembra essere successo il contrario.
L’area torinese è caratterizzata attualmente da crescenti differenze interne, economiche e sociali, e da un sempre minor livello di integrazione politico-amministrativa.
Questo tipo di situazione suggerisce che vi sia la necessità di un modello consociativo più aperto (che non escluda a priori l’apporto di attori diversi dagli enti locali territoriali) e indirizzato soprattutto a costruire il consenso attorno a concreti progetti innovativi. Un modello in grado, a prescindere dalla creazione di una nuova entità (sia pure federale) di governo, di dare vita a una rete stabile di soggetti, sede di confronto e di coordinamento tra le iniziative dei diversi attori.
Le modalità di cooperazione del resto possono essere diverse. Si può pensare o a un’unica associazione per l’area metropolitana torinese, chiamata a occuparsi di volta in volta di diversi settori di intervento, oppure a più associazioni per specifiche aree tematiche settoriali (per esempio: corona verde, trasporti, smaltimento rifiuti, ecc.).
Questo risultato può essere ottenuto prefigurando un processo associativo che si snoda in due fasi. In una prima fase l’associazione sarebbe istituita dai principali enti pubblici dell’area metropolitana che assumono la veste di soci fondatori; in una seconda fase l’adesione all’ente sarebbe aperta anche ad altre istituzioni pubbliche o private, che siano interessate ai problemi strategici dell’area metropolitana.
Il come lo si scriverà insieme, aggregando esperienze e competenze. L’invito è ad accettare sin da ora di concepire le relazioni intercomunali dell’area metropolitana in termini di cooperazione per consolidare l’integrazione di un territorio ampio, che è piattaforma di processi di sviluppo e produttività ad alto tasso di circolazione di uomini, donne, cose e idee; ma anche per assicurare un uso attento di quel territorio, orientandone le vocazioni produttive secondo criteri urbanistici e paesaggistici di razionalità, vivibilità ed efficienza.
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Buongiorno,mi chiamo Monica Roggi, sono di Torino, sono madere di una giovane donna di 23 anni gravemente disabile a causa di una malattia rara. Sono d’accordo su tutto e spero che non dimentichiate i più fragili e le persone con disabilità e le loro famiglie. Le politiche integrate devono interessare anche i servizi socio assistenziali, i Pai, gli assegni di cura, l’assistenza a scuola, l’accessibilità dei trasporti e la mobilità accessibile anche con servizi di trasporto come quelli che il comune di Torino impeiga da anni nonostante i tagli. E’ sconcertante constatare che ancora oggi, 8 febbraio 2021, a seconda del comune in cui si vive (mi riferisco solo all’area metropolitana, non all’intera regione dove la disparità di trattamento ha risvolti ancora più drammatici), si abbia diritto a determinati servizi o meno. E’ inconcepibile per esempio che i comuni dell’area metropolitana si facciano la guerra quando si tratta di erogare l’assistenza a scuola per un bambino con disabilità che frequenta ma non è residente in quel comune. Questo è solo un piccolo esempio. Nel territorio della città metropolitana deve realizzarsi la coesione territoriale soprattutto in relazione alla qualità della vita di tutti i cittadini e dei servizi offerti.