Il 2015 è l’anno traguardo degli obiettivi di sviluppo del Millennio, che i 193 stati membri dell’ONU si erano impegnati a raggiungere nel 2000: sradicare la povertà estrema e la fame, rendere universale l’istruzione primaria, promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne, ridurre la mortalità infantile e quella materna, combattere Hiv, malaria e altre malattie, garantire la sostenibilità ambientale e sviluppare un partenariato mondiale. Molta strada è ancora da fare.
Dal 13 al 16 ottobre, a Torino, si svolgerà il Terzo Forum Mondiale sullo Sviluppo Economico Locale, l’appuntamento che vuole dettare un cambio di marcia, un rilancio rispetto alle stesse tematiche (ancora da realizzare), dopo la ridefinizione degli obiettivi che è stata fatta a settembre a New York, con l’Agenda dello Sviluppo post 2015. Nel capoluogo piemontese arriveranno oltre 1500 diplomatici, ministri, delegati da quasi tutto il mondo. Voleranno a Torino anche 100 sindaci da diversi continenti, soprattutto da Canada, America Latina e Africa.
L’agenda dell’Onu
Atteso e confermato, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, a chiudere la quattro giorni in piazza Castello di workshop, convegni e sessioni plenarie sullo Sviluppo Economico Locale (LED – Local Economic Development) come mezzo per definire le strategie globali, favorire la condivisione di buone pratiche politiche locali sostenibili, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Il governo italiano sarà rappresentato dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e da quello dell’Agricoltura, Maurizio Martina.
La città della Mole è la terza a ospitare il World Forum, dopo Siviglia (nel 2011) e Foz do Iguaçu, in Brasile (nel 2013). Gli organizzatori dell’evento sono, tra gli altri, il Comune di Torino, la Città Metropolitana e la Regione Piemonte, l’Unione delle Città e dei Governi Locali (UCLG), l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP-United Nations Development Programme). L’obiettivo è la scrittura condivisa di una Carta di Torino, che l’Onu porterà nella prossima tappa mondiale, a Parigi a novembre, durante l’appuntamento dei «grandi della Terra» chiamato Paris Cop21 Sustainable Innovation Forum, dedicato ai cambiamenti climatici e alle azioni per accelerare una crescita «verde» del Pianeta.
Tre temi caldi
Sono tre i temi caldi che verranno affrontati nelle riunioni dei delegati. Il primo è quello della competitività regionale e dell’innovazione, per uno sviluppo più sostenibile e inclusivo. Se la mappa della povertà è cambiata nel mondo e sacche importanti di indigenza si trovano sempre più nelle nostre metropoli, occorre pensare a modelli differenti di welfare per affrontarle. C’è, poi, la questione del lavoro, legata a doppio filo con l’andamento dell’economia mondiale post-crisi. Si parlerà di crescita o decrescita industriale, di lavoro dignitoso, di green jobs. Un esempio degli ospiti del forum all’interno di questi panel? Arriverà un gruppo di cartoneros dal Brasile e uno al Kenya, per raccontare la storia dei riciclatori informali di rifiuti, che ogni sera percorrono le città in cerca di cartone e altri materiali da rivendere, e ne hanno fatto un lavoro. Il terzo focus sarà rivolto al nuovo rapporto tra il rurale e l’urbano: come riavvicinare la campagna e la città è la sfida da vincere.
Vincono le strategie locali
E proprio la dimensione locale, quella dei territori e dei governi di territori, cioè quella più vicina alla gente, è la vera protagonista del Forum. «Ormai la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle città, che hanno la responsabilità di avviare una riflessione e un’azione per ridurre i consumi», spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Torino, Enzo Lavolta. Si è speso in prima persona, due anni fa in Brasile, per portare l’appuntamento in Italia. «Le città sono i luoghi in cui sui consumano di più cibo, acqua, energia. Servono politiche concrete per gestire le risorse», continua. Lo sviluppo sostenibile passa dalle comunità locali, attrici e beneficiarie di modelli di vita sostenibili. Sono loro a fronteggiare le sfide più impegnative e possono offrire soluzioni efficaci per nuove economie sociali e ambientali globali.

da La Stampa.it del 05 ottobre 2015

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