Le foto dell’erba alta un metro, dei vialetti crepati, delle panchine rotte, delle liste sconnesse sul ponte pedonale sulla Dora, dei cassonetti strapieni di spazzatura stavolta le ha scattate l’assessore al Verde Pubblico, Enzo Lavolta. E le ha mandate, con una lettera che ha il sapore di un ultimatum, a Palazzo Chigi, dove da tempo non rispondono più alle sollecitazioni che arrivano sul lotto Michelin del Parco Dora, attorno alla torre di raffreddamento dell’ex fabbrica.
Un parco che esiste, tanto che i torinesi hanno già cominciato a frequentarlo. Ma che ufficialmente è ancora nelle mani del governo e dell’impresa che ha cominciato a lavorarci nel 2008 (doveva essere pronto per il Italia 150) e che non hai mai terminato le rifiniture e fatto il collaudo. Il risultato è che l’enorme area verde si trova da più di un anno in un limbo. Nessuno la pulisce, nessuno taglia l’erba. Il cantiere è fermo. E dell’impresa che dovrebbe occuparsene nemmeno l’ombra da più di un anno e mezzo.
La città vorrebbe prendere in consegna il parco, anche se i lavori non sono stati finiti: almeno potrebbe pulirlo e tagliare l’erba alta. Invece, niente. Ma dall’Unità speciale di missione del governo cui spetta la responsabilità sull’appalto tutto tace da sei mesi. Nessuna risposta. «Di fronte ha ciò — ha scritto ieri l’assessore Lavolta in una lettera inviata a Renzi — non potrà che essere emessa una ordinanza del sindaco per porre rimedio alla grave situazione di insicurezza di igiene del luogo».
Con l’ordinanza il Comune imporrebbe all’impresa di agire e di rimettere in sicurezza l’area. E se non dovesse farlo avrebbe il potere di varcare le recinzioni del cantiere, ormai in gran parte divelte, e di prenderne possesso. Si attende risposta da Roma.
Intanto i residenti sono esasperati per una mancata promessa che risale a più di 15 anni fa. Il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato, ha invitato nelle prossime settimane i parlamentari torinesi a fare un sopralluogo nel parco e a fare pressioni su Palazzo Chigi per sbloccare lo stallo. ( g. g.)
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