107473Le basi sono state gettate qualche giorno fa, quando l’assessore a Sviluppo e Ambiente del Comune, Enzo Lavolta, ha incontrato il suo collega milanese Pierfrancesco Maran. L’intesa di massima c’è. La si potrebbe declinare con uno slogan: sviluppare un altro versante del Mi-To, legato stavolta all’eco-sostenibilità. Tradotto: scambiarsi informazioni e buone pratiche, mettere in comune esperienze e competenze.

Anche gli interessi sono convergenti.
Torino sta lavorando per predisporre il dossier che a dicembre dovrà consegnare all’Unione europea per provare a intercettare la prima tranche di finanziamenti del maxi progetto Smart City.
Milano deve serrare i ranghi e imprimere la svolta ai progetti per l’Expo 2015. Le due città hanno così deciso di cooperare: Milano affiancherà Torino nella corsa europea, Torino fornirà al capoluogo lombardo il know how necessario per costruire edifici ecocompatibili e ad alto risparmio energetico in vista dell’esposizione universale.

Il primo bando di Smart City scade tra qualche mese. Riguarda proprio la progettazione di edifici secondo tecniche innovative, dove efficienza e minimizzazione dell’impatto sull’ambiente s’intrecciano con il bisogno di una nuova qualità dell’architettura e dello spazio urbano. Ecco perché la cooperazione sull’asse Mi-To è pronta a decollare.
Torino ha già stretto un sodalizio con alcuni partner europei: Lione, Monaco di Baviera, Budapest. Deve però guardarsi dai vicini di casa, quella Genova che si è gettata nell’impresa con altrettanta veemenza e si è alleata con Marsiglia e Barcellona. Milano è il colosso che può spostare gli equilibri nella corsa ai finanziamenti. «Ci affiancheranno in qualità di osservatori esterni», spiega l’assessore Lavolta. Tradotto: se il team di cui fa parte Torino dovesse intercettare la prima tranche di fondi, 75 milioni di euro, Milano non riceverà denaro. «Però potrà godere delle ricadute del nostro lavoro».

Nei prossimi mesi la città insieme con gli enti economici e le multinazionali italiane e straniere che hanno aderito al progetto, sotto la regia del Politecnico – ospiterà una serie di workshop e conferenze che serviranno per riunire i massimi esperti in smart building. Il lavoro servirà a produrre il dossier di candidatura, in cui Torino e i suoi partner elencheranno le azioni e le pratiche da realizzare una volta ottenuti i fondi. «Azioni e pratiche che Milano potrà utilizzare una volta acquistati i terreni dell’Expo per progettare e costruire gli edifici», dice Lavolta. Insomma: Milano potrà dare un’impronta eco-sostenibile all’esposizione sfruttando il lavoro di Torino; e Torino potrà contare su un alleato di peso nella corsa ai fondi, che fanno gola a molti e che richiedono – oltre a un dossier di alto profilo – un notevole bagaglio di relazioni internazionali.

Non è un caso che nella partita il sindaco Piero Fassino si stia spendendo in prima persona, sfruttando la sua rete di rapporti. E non è nemmeno un caso se Torino ha chiamato a raccolta tutte le aziende partecipate che hanno connessioni con i temi dell’ambiente e dell’energia (Smat, Iren, Amiat, Gtt) e ha deciso di riorganizzare la sua struttura interna, distaccando una task force di funzionari e dirigenti del Comune sul progetto Smart City, cui presto potrebbero aggiungersi alcuni esperti del Politecnico.

da La Stampa

Andrea Rossi

 

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