Cinquemila, siamo cinquemila. Tremila per la questura». Buona la battuta di Paolo Hutter che per il suo secondo Bikepride, giornata di ciclo-orgoglio che più orgogliosa (e calda) non si può ha scelto un total look di lotta e di cabaret. Occhiali rosa shocking a forma di bici, berretto da ciclista di Legambiente, e sulla ruota posteriore, la bandiera No-Tav: «Già che c’ero…». Un Otto e Barnelli dell’eco-protesta, insomma, che trasforma ogni sudatissima pedalata in un manifesto ambientalista.
Accanto a lui, in mezzo al mare magnum di biciclette (ma anche bob a pedali, tricicli con carretto per i bambini a seguito, di quelli che si vedono solo a Porquerolles, mini-bike, due ruote con tre sellini, ciclo-slitte) che si sono date appuntamento dietro al Castello di Architettura, anche un altro ex assessore all’Ambiente, uno di quelli che ha da subito creduto nel futuro a pedali di Torino: Roberto Tricarico.
Tricarico, oggi consigliere del Pd, che ha dato il via a questa «13 chilometri» di invasione pacifica e scampanellante del centro città. Sopra i sellini sfila la studentessa carina che si vede, va in bici tutti i giorni all’università, la nonna con qualche chilo di troppo che alla Crocetta soccombe alla temperatura fantozziana e, grondante sudore, abbandona la sua Graziella grigia per un cornetto Algida, il ciclo-fantasioso, che ha trasformato la sua bici in una specie di Harley Davidson muta e non inquinante, e i due fidanzati che non si lasciano neppure in nome del BikePride e scelgono un tandem per fendere l’aria torrida di questa domenica a due ruote. Dentro i cestini, bambini, cagnetti, gatti, cestini da picnic. Lo sciame di bici passa in corso Vittorio, corso Re Umberto, via Cernaia, via Po, per approdare, provato ma felice, in piazza Vittorio. Ad ogni passaggio cruciale le auto vengono bloccate dai vigili. La gente in coda prima li guarda incuriositi, poi li saluta, ma al nono minuto di attesa comincia a insultare: «Ma guarda te se per questi fanatici devono bloccare il traffico». Giovanni, 23 anni, bicicletta in alluminio superleggera fa loro il gesto dell’ombrello e poi scoppia a ridere: «Per una volta siamo noi che vi ciclo-invadiamo». Il vigile osserva la scenetta e se la ride sotto i baffi.
In fondo, è la verità. Anche se a Torino la bicicletta – grazie anche alla diffusione del «Bike sharing» (al netto delle sue frequenti magagne), è passata in pochi anni da mezzo-rarità, a vera alternativa ad auto e tram.
A dare ulteriori speranze al grande popolo pedalante riunito in piazza Vittorio pensa l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta: «Abbiamo già parecchie piste ciclabili a Torino, ma abbiamo intenzione di raddoppiarle – dice al microfono gentilmente offerto dallo staff della Drogheria, insieme con bottigliette d’acqua e qualche birra – e anche il sistema del bike sharing che è diverso fra Torino e la cintura, verrà uniformato in modo tale da rendere più comodo l’affitto». Applausi. Anzi no, scampanellate.
«Siamo davvero tanti se pensa che siamo a metà luglio, e fa così caldo» spiega una delle organizzatrici, Tullia Mongini. Accanto a lei, una bicicletta con ventilatore a pile montato sul manubrio.
da La Stampa
Emanuela Minucci
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