Il Comune di Torino ha deciso che l’alienazione degli immobili passerà attraverso la costituzione di un fondo, gestito da una società specializzata, che valorizzerà il patrimonio, stimato in oltre 140 milioni di euro, e ne venderà le quote. La Giunta comunale per il momento si è limitata alla trasmissione al Consiglio della proposta che fissa le linee guida per la dismissione degli asset immobiliari. Dopo l’approvazione del Consiglio sarà avviato il il bando per individuare la società di gestione del risparmio incaricata di costituire il fondo immobiliare. L’elenco degli immobili di cui il Comune prevede l’alienazione comprende, tra l’altro, un edificio in piazza San Carlo, le palazzine del villaggio olimpico al Lingotto per la parte non ceduta al Coni o alla Fondazione 20 marzo.

Sono settimane che cerco di comprendere i meccanismi di un’operazione complessa quale quella di un’alienazione gestita tramite “Fondo”. Sul sito della RETE DI SVILUPPO DELLE ECONOMIE TERRITORIALI ho trovato un’esperienza simile avvenuta a Roma….ben riuscita.

Ma perchè vendiamo degli immobili della Città? La domanda è legittima.

Le dismissioni consentono di procedere ad una graduale estinzione dell’indebitamento liberando nuove risorse da destinare a nuovi servizi, alla realizzazione di nuove infrastrutture e alla riduzione dell’Ici ad esempio.È questa , infatti, l’unica politica di bilancio che produce risorse e che nel contempo consente di rispettare il patto di stabilità interno (riduzione del rapporto tra il proprio indebitamento e il Pil).

Le dismissioni permettono di acquisire risorse senza incidere sulla possibilità di sviluppo, in quanto lo sviluppo degli investimenti è la chiave indispensabile per alimentare e rendere plausibile “la speranza del futuro” attraverso la progressiva riqualificazione del territorio e dell’ambiente urbano, dei servizi al cittadino e della macchina comunale.

Le dismissioni permettono di acquisire risorse senza incidere sulla possibilità di sviluppo, in quanto lo sviluppo degli investimenti è la chiave indispensabile per alimentare e rendere plausibile “la speranza del futuro” attraverso la progressiva riqualificazione del territorio e dell’ambiente urbano, dei servizi al cittadino e della macchina comunale.

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