È lievitato a 219 il bilancio delle piante abbattute dal maltempo del 29 luglio.
Sabato pomeriggio il maltempo ha spezzato solo rami, anche belli grossi come quello di corso Siracusa dove il primo allarme parlava di «un enorme albero caduto». Un mese fa, alle 8,20, il bilancio – ufficializzato solo ieri – è stato invece pesantissimo: il nubifragio abbattutosi su Torino con raffiche di vento fino a 114 km all’ora ha massacrato 219 piante, una parte travolta direttamente dalla furia degli elementi, l’altra abbattuta dai tecnici del Comune perché pericolante. In un primo momento si era parlato di appena 50 piante danneggiate. Un controllo più accurato ha fatto lievitare la cifra. Per capirci: nel 2011, il 16 giugno, un temporale violentissimo si concentrò sul Valentino, corso Massimo, il parco Leopardi e Villa Genero abbattendo un centinaio di alberi. Vuoi la centralità dei luoghi, vuoi la concentrazione dei danni, l’evento è ancora nelle memoria di molti e anche i danni non sono ancora stati tutti sanati.
La bufera
Il 29 luglio scorso è andata molto peggio, ma chi lo ricorda? «E’ una banalità – dice la responsabile del Verde, Claudia Bertolotto – ma la differenza la fa l’estensione dell’evento atmosferico: un mese fa ha colpito tutta la città, nel 2011 s’è concentrato su aree circoscritte». Come il temporale del 5 agosto dell’anno scorso abbattutosi sulle Circoscrizioni 5 e 6 a Nord-Ovest di Torino e in particolare in corso Regina dove, e lo ricordano in molti, il vento riuscì a capovolgere una bella fetta delle 75 piante contate, alla fine, sul terreno. Nonostante queste stragi, nel 2012 Torino vantava un patrimonio di 108.253 piante alle quali bisogna aggiungerne altre 50 mila sulla collina.
I controlli
Cifre importanti che nessun nubifragio sembra poter mettere in crisi. E invece, la cura e il monitoraggio del prezioso patrimonio mobilita uomini e risorse non indifferenti. Tanto che l’anno scorso 27.891 piante delle 108 mila e rotti che dicevamo, sono state controllate ad una ad una. E le altre? «I controlli sono fatti a scaglione – spiega Claudia Bertolotto – sarebbe impossibile, e anche senza senso, controllarle tutte e tutti gli anni». «Torino – spiega l’assessore all’Ambiente, Enzo Lavolta – credo sia l’unica città ad avere ottenuto una certificazione di qualità, Iso 9001, per la gestione delle alberate, dalla potatura ai controlli di stabilità delle piante torinesi».
Le cadute
Ma allora perché cadono? «Perché sono esseri viventi – rispondono all’unisono Bertolotto e Lavolta – e avranno sempre qualcosa di inesplorabile. Gli alberi non sono un palo ed è impossibile prevedere gli accidenti che possono colpirli. La sicurezza totale non può esserci».
Limitare i danni però, è possibile. Anche perché Palazzo Civico risponde alla giustizia se un albero ferisce o, peggio, uccide qualcuno. Dimostrare al magistrato che si è fatto il possibile per ridurre il rischio è già un buon salvacondotto: «Solo eliminando le piante si eliminerebbe il pericolo. Una soluzione, va da sé, impercorribile».
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