LA STAMPA – 10-01-2011, TORINO, pag.56
Enzo Lavolta, coordinatore del programma
”Io, trentenne con Fassino Contano le idee, non l’eta”
«Io non sono un rottamatore. Sono un costruttore. L’eta’ dei candidati non mi interessa. Quel che conta e’ l’innovazione della proposta politica». ENZOLAVOLTA, 32 anni, e’ uno dei giovani in rampa di lancio nel Pd torinese. Presidente della commissione Lavoro di Palazzo Civico, e indicato mesi fa come uno dei possibili successori di Chiamparino, sara’ il coordinatore del programma di Fassino. Un trentenne a fianco del candidato meno giovane? «Ho accettato di dare il mio contributo perche’ credo nei programmi, meno nei simboli. E sono convinto che si possa dar vita a un progetto innovativo per la citta’». Come coordinera’ operativamente i «saggi» chiamati a collaborare con l’ex segretario Ds? «Sottoporro’ un decalogo di priorita’ che, a mio avviso, necessitano di un’innovazione delle politiche finora perseguite. Se il centro sinistra vuole vincere la sfida del futuro deve osare, non limitarsi a difendere cio’ che si e’ realizzato». Faccia un esempio. «I giovani. Oggi uno su quattro, tra 20 e 30 anni, e’ in cerca di occupazione e tra gli occupati il contratto di lavoro e’ quasi sempre temporaneo, spesso con competenze e professionalita’ non riconosciute. Dev’essere la priorita’ assoluta: ai giovani e’ impedito di progettare un futuro; certi pensionati vivono ancora garantiti nella societa’ pre-globale». La citta’ ha competenze dirette in materia? «Il Comune non puo’ contribuire alla precarizzazione del lavoro con bandi per l’erogazione di servizi la cui base d’asta non consente di coprire il reale costo del lavoro. Deve farsi promotore di un’inversione di tendenza. E poi, penso a una citta’ capace di valorizzare creativita’ e innovazione, esaltare le individualita’ e il lavoro di rete: 10 ingegneri in gruppo progettano come se fossero 100; da soli progettano per quanti sono». Innovare vuole dire aprirsi. «E infatti l‘internazionalizzazione e’ un capitolo fondamentale. In questi anni si sono sviluppate le nostre eccellenze, ci siamo aperti al mondo. Non si e’ ancora fatto abbastanza, e’ una strada da rafforzare. Torino deve diventare uno dei crocevia che contano, capace di attrarre scienziati, intellettuali, designer, creativi. Dobbiamo essere ”una serra di idee”. In questa direzione vanno la rete Wi-fi pubblica e il processo di informatizzazione dei servizi del Comune». Con quali fondi? Ancora oneri di urbanizzazione? «Le trasformazioni ancora in atto (spina 3 e 4) andranno completate, e la crisi che dell’edilizia ci chiede di pensare allo sviluppo urbanistico con strategie di lungo periodo, oltre la necessita’ contingente di colmare gli ultimi ”vuoti” all’interno della citta’. C’e’ l’opportunita’ di riequilibrare lo sviluppo edilizio, quasi esclusivamente residenziale, dell’ultimo periodo per costruire spazi urbani in grado di attrarre imprenditori».
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